LA TRANSUMANZA:  BREVI CENNI STORICI

LA TRANSUMANZA:  BREVI CENNI STORICI

Le origini della transumanza e dell’asservimento delle terre del Tavoliere a questa funzione sono antichissime: già nel I sec. a. C., nel De Rustica di Varrone, si legge l’obbligo per i pastori del Sannio di denunciare il numero degli armenti introdotti nella pianura pugliese e di corrispondere un tributo.

Nel 1115 i Normanni emanano una Costituzione che istituisce un regime particolare per i pascoli, dettando agevolazioni e privilegi in favore dei pastori.

Anche Federico II, nel XIII secolo, tutela, valorizzara i pascoli e riordina l’amministrazione della mena delle pecore.  Con gli Svevi, il Tavoliere vede crescere l’allevamento del bestiame. La morte di Federico,però, segna l’inizio di un periodo di decadenza per il Mezzogiorno dovuto alle continue lotte dei contendenti. L’autorità regia andò scadendo e i diritti in materia di pascolo caddero in disuso. Questo condizione durò fino al periodo angioino.

Carlo I D’Angiò, tenta di risolvere il problema importando dal nord Africa un certo numero di ovini  e concede alle mandrie dello Stato Pontificio, di usufruire dei pascoli dell’Abruzzo, dietro pagamento di un canone. La morte di Carlo dopo pochi anni di regno fece fallire tutti i piani.

Giovanna II, salita sul trono di Napoli nel 1414, rivede la Costituzione normanna, sottoponendo l’affitto dei terreni a pascolo dei privati a rigidi vincoli e dispone che i pastori siano affidati ad una giurisdizione particolare, con un foro privilegiato e due giudici speciali.

Re Alfonso D’aragona riforma l’Istituto e riordina tutte le precedenti disposizioni; col diploma del 1 agosto 1447, emana la prammatica della Doga Menae Pecudum Apuliae, con sede prima a Lucera e nel 1468 trasferita a Foggia, dove rimane fino al 1806 quando fu soppressa da Gioacchino Murat. Alfonso conferma le consuetudini affermatesi nelle province di Penne, Capitanata, Terra di Bari e nomina il suo collaboratore Francesco Montluber Doganiere a vita e Procuratore speciale del re.

Il Montluber, avvalendosi dei poteri che gli erano stati conferiti, aggiunge al Regio Demanio altri pascoli, presi in affitto da baroni: Comuni, ed enti Ecclesiastici. Inoltre estende l’affrancamento non solo agli animali, ma alle suppellettili e alle mercanzie. Alfonso affida allo stesso Doganiere l’ampliamento dei tratturi che costituiscono le arterie principali di questo complesso sistema viario. 

Il Tavoliere viene diviso in 23 locazioni, a cui se ne aggiungono in seguito altre 20, dette dei poveri, per i bisogni dei piccoli allevatori, spesso vessati dai locati più ricchi con la sub concessione dei pascoli a prezzi molto elevati. Ciascuna locazione è suddivisa in poste, mentre ai margini del territorio si trovano i riposi, destinati alla sosta delle greggi in attesa della ripartizione ed assegnazione degli erbaggi.

Con l’istituzione della locazione d’Otranto e con la Doganella d’Abruzzo (che dal 1650 avrà amministrazione autonoma) il territorio della Dogana arriva a comprendere una regione vastissima,  che va dal leccese al teramano.

Il massiccio sostegno dato alla pastorizia, le agevolazioni e i privilegi di natura giuridica ed economica accordati ai locati,  finiscono ben presto per provocare lo spopolamento delle campagne.

Sono abbandonati molti casali e masserie, si stenta a riconoscere i tracciati di molte strade, le acque non più regolate dall’uomo, diventano stagnanti e portatrici di malattie: una situazione che provoca profondi squilibri.

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