TRANSUMANTI E DEVOZIONE

TRANSUMANTI E DEVOZIONE

Gli studi hanno evidenziato che la transumanza delle greggi abruzzesi, molisane e di altre regioni verso il Tavoliere delle Puglie praticata da millenni è un fenomeno economico di altissimo rilievo che ha innescato un processo di reciproci scambi sul piano sociale e culturale.
Molte sono le devozioni trasmigrate dall’Abruzzo al Tavoliere e viceversa. Il loro rapporto con la transumanza è di tipo esterno e strumentale, dovuto al materiale trasmigrare di uomini e cose che entrano in contatto con altri uomini e altre cose con i quali, alla lunga, s’innesca un processo di integrazione.
Alcune devozioni esprimono un significativo rapporto stretto con la transumanza in modo da potersi definire come devozioni proprie della transumanza.
Queste devozioni hanno come oggetto San Michele Arcangelo e San Matteo Apostolo sul Gargano e il santuario della Madonna Incoronata posto nel Tavoliere delle Puglie. Queste devozioni hanno carattere e motivazioni diverse. La figura di San Michele è legata alle grotte, spesso usate come riparo per uomini e greggi, disseminate sui pendii delle montagne e lungo i percorsi della transumanza .
San Matteo Apostolo ed Evanelista ha con i tansumanti un rapporto mediato dalla salute degli animali, di cui è invocato come protettore. San Matteo presiede agli interessi dei transumanti derivanti dal servizio prestato dagli umili e muti animali. I transumanti, prima di conoscere le virtù taumaturgiche di San Matteo, già si rivolgevano ad un santo guaritore vissuto e venerato in terra d’Abruzzo: San Domenico di Cucullo. Inoltre, in epoche precristiane, avevano una speciale devozione per la dea Angizia, la quale avrebbe insegnato all’antenata dei Marsi, Circe, l’arte di incantare serpenti. Circe, a sua volta avrebbe trasmesso questa abilità ai suoi discendenti.
La Madonna Incoronata, invece, ha con i transumanti un duplice rapporto. Uno deriva dalla fisica centralità del santuario rispetto al territorio della transumanza. Il santuario, infatti si trova nel bel mezzo di un aggrovigliato incrocio di tracciati tratturali diretti ai quattro punti cardinali e, naturalmente, è anche insieme a San Leonardo di Siponto, uno dei centri religiosi su cui gravitano gli interessi religiosi, e spesso anche sanitari, dei pastori abruzzesi.
L’altro rapporto con la Madonna è diretto, di tipo personale e familiare che riguarda anche la vita dell’intera comunità. In un opuscolo devozionale, stampato a Foggia da Giuseppe Grilli agli inizi del sec. XX, l’ignoto autore dice che “ uno dei più insigni vescovi di Foggia chiamava il Santuario di Santa Maria Incoronata il Santuario democratico, ossia del popolo. Il vescovo a cui si fa riferimento probabilmente è mons. Salvatore Bella, vescovo di Foggia dal 1909 al 1921.
Il Santuario si distingueva, quindi, per il suo carattere popolare ascrivibile non solo alla diffusione del culto dell’Incoronata, ma anche, e soprattutto, al suo proporsi, nonostante la sua ricchezza nominale, come un luogo di culto povero, perfettamente in linea con le condizioni di vita dei pellegrini e specialmente con la folla di mandriani che custodivano le greggi dei ricchi impresari abruzzesi.
La festa liturgica della Vergine Incoronata di Foggia ricade alla fine del mese di aprile, quando le greggi si apprestano a lasciare le assolate pianure del Tavoliere, per tornare sulle fresche montagne abruzzesi. In questo si nota una notevole vicinanza con gli altri grandi santuari della transumanza, quelli di San Matteo e di San Michele le cui festività liturgiche, 21 e 29 settembre, ricadono in concomitanza con l’arrivo delle greggi abruzzesi nel Tavoliere delle Puglie rinverdito dalle piogge settembrine.
La transumanza, per un lungo periodo quasi sparita, ha conservato nella Valle di Stignano (San marco In Lamis) una presenza forte grazie alla famiglia molisana dei Colantuono, che mantiene in vita l’ultima pratica della transumanza a lungo raggio. Ogni anno prima della partenza della mandria la famiglia Colantuono chiede la benedizione ai frati del Santuario di San Matteo. Un tempo si conduceva la mandria sul piazzale del convento, oggi si porta il frate nelle campagne.
Una pratica così nobile e antica , oggi, ancora fatica a trovare una collocazione nel mondo contemporaneo.

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